Come leggere un’etichetta dell’olio extravergine: guida per non farsi ingannare

Nel nostro frantoio lo vediamo ogni anno: persone che vogliono fare la scelta giusta, che cercano un buon olio, ma che si perdono davanti alle etichette. Lo capiamo bene, perché tra sigle, claim pubblicitari e diciture poco chiare, distinguere un extravergine autentico da un prodotto qualsiasi non è semplice.

A volte ci chiedono chiarimenti, altre volte raccontano esperienze passate poco soddisfacenti. Così abbiamo pensato di mettere nero su bianco alcune cose che diciamo spesso a voce. Nulla di complicato, solo una spiegazione semplice e concreta, basata su quello che viviamo ogni giorno in frantoio e che condividiamo con chi passa da noi. Perché leggere un’etichetta con occhio attento aiuta a capire davvero cosa si sta scegliendo.

etichetta olio extravergine di oliva

L’etichetta non mente, ma spesso dice poco

Ogni bottiglia, per legge, deve riportare una serie di informazioni minime: la categoria commerciale (“olio extravergine di oliva”), la quantità, il lotto, la scadenza, l’origine, i dati di chi lo imbottiglia. Tutto corretto, ma spesso insufficiente per capire davvero cosa si sta comprando.

A noi capita spesso di notare che ci si concentra solo su quello che si legge a colpo d’occhio. In realtà, è importante guardare anche quello che non viene detto. Alcune indicazioni non sono obbligatorie, ma quando un produttore decide di inserirle, spesso è perché vuole essere chiaro e diretto con chi acquista. E questo, per noi, è sempre un buon segnale.

Origine: italiano non significa sempre “da olive italiane”

Una delle domande che ci fanno più spesso riguarda l’origine. Molte etichette parlano di “olio 100% italiano”, ma pochi sanno che può significare semplicemente che l’olio è stato imbottigliato in Italia, anche se ottenuto da olive arrivate da altri Paesi.

Noi, ad esempio, scriviamo chiaramente: ottenuto da olive coltivate e molite in Basilicata, nel nostro frantoio a Rapolla. Lo diciamo perché lo facciamo. E crediamo che chi compra abbia diritto di saperlo.

Quindi: se sull’etichetta leggete “miscela di oli dell’Unione Europea”, o “olio confezionato in Italia”, state acquistando un prodotto che ha percorso molta strada, e che con il territorio ha poco a che fare.

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La data di raccolta vale più della scadenza

L’indicazione “da consumarsi preferibilmente entro” serve, certo. Ma non dice nulla su quando le olive sono state raccolte e l’olio prodotto.

Nel nostro caso, la campagna olearia inizia tra ottobre e novembre, e l’olio nuovo viene imbottigliato poco dopo. Sulla nostra etichetta indichiamo sempre l’annata di raccolta: è il dato che consigliamo di cercare sempre, perché un olio fresco ha un profilo aromatico vivo, una spalla gustativa equilibrata, una presenza vera.

Se l’etichetta non riporta la data di raccolta, chiedete. O scegliete un olio che lo dichiara con chiarezza.

Attenzione alle diciture che suonano bene ma non significano nulla

Lo vediamo spesso: “prima spremitura”, “spremuto a freddo”, “naturale”, “puro”. Termini che sembrano rassicuranti, ma che spesso non aggiungono alcuna informazione reale.

Ad esempio, “prima spremitura” è un’espressione legata ai vecchi frantoi a presse. Oggi l’estrazione è continua e non prevede “spremiture successive”. “Spremuto a freddo”, invece, è corretto solo se la temperatura durante l’intero processo non supera i 27°C. In Olio Barilese monitoriamo ogni fase proprio per questo.

Il nostro consiglio è semplice: diffidate dalle parole troppo vaghe. Meglio poche informazioni vere, che tante scritte scelte solo per suonare bene.

Chi lo ha fatto, dove, e con che olive

Un buon olio non ha bisogno di nascondersi dietro marchi o confezioni patinate. Noi siamo sempre stati favorevoli a inserire in etichetta il nome del frantoio, dell’azienda agricola, del territorio di provenienza. Quando un produttore è anche frantoiano, quando raccoglie le proprie olive e segue ogni fase, è giusto che lo dichiari.

Questa trasparenza consente a chi acquista di sapere quanta filiera c’è davvero dietro quella bottiglia. Un conto è frangere le proprie olive, un altro è comprare l’olio da lavorazioni esterne e limitarsi all’imbottigliamento.

Noi a Barilese facciamo tutto: dalla potatura degli alberi alla raccolta manuale, dalla molitura alla conservazione. E lo diciamo anche nell’etichetta, perché è parte del valore del nostro prodotto.

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Il nostro consiglio: leggi, ma ascolta anche il gusto

Leggere bene l’etichetta è fondamentale. Ma un olio si riconosce anche al naso, in bocca, nel piatto. Un olio fresco, ben fatto, racconta il suo profumo prima ancora di essere assaggiato. Il colore dice poco, il marketing ancora meno. Ma il sapore non mente.

Scegli un olio evo nuovo che ha un volto, un territorio, una voce riconoscibile. Se chi lo produce è disposto a raccontarti come lavora, come conserva, come frange, allora sei sulla strada giusta.

E se vuoi un consiglio in più, lo diciamo sempre anche ai nostri clienti: prendi un olio nuovo, assaggialo su una fetta di pane ancora tiepido, e poi prova a leggerne l’etichetta. Capirai tutto al primo morso.

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